Pubblicato il Febbraio 7, 2020

In occasione della XXVIII Giornata Mondiale del Malato, che si terrà martedì 11 febbraio, l’Ospedale Miulli celebrerà una Santa messa alle ore 11.30 presieduta da S.E. Mons. Giovanni Ricchiuti (Vescovo della Diocesi di Altamura-Gavina-Acquaviva delle Fonti e Governatore dell’E.E. Miulli) nella Chiesa S. Maria della Salute al piano -1 dell’Ospedale. Durante la Messa sarà possibile ricevere il Sacramento dell’Unzione degli infermi previa comunicazione ai Cappellani. La Messa sarà inoltre animata dal Coro per la vita, dai volontari della Cappellania e dall’AVO Murge.

Sarà una Giornata di sensibilizzazione sulla necessità di assicurare la migliore assistenza agli ammalati, sull’impegno del volontariato e sulla formazione spirituale degli operatori. Questa giornata, voluta fortemente da S. Giovanni Paolo II, ritorna ogni anno tuttavia riproposta da papa Francesco e arricchita di nuovi significati e di nuovi impulsi.

Alcuni passaggi salienti del Messaggio di Papa Francesco: «Quante persone soffrono nel corpo e nello spirito!
A chi, uomini e donne, di ieri e di oggi, vive l’angoscia per la propria situazione di fragilità, dolore e debolezza, Gesù esprime la solidarietà del Figlio dell’uomo e la sua persona ristoratrice con le parole: “Venite a me voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro” (Mt. 11,28) – (titolo del Messaggio 2020).
Gesù ci insegna a guardare l’umanità ferita. Egli ha occhi che vedono, che si accorgono, non corrono indifferenti e accolgono tutto l’uomo, ogni uomo, nella sua condizione di salute, senza scartare nessuno e invita ciascuno a farne l’esperienza.
Perché Gesù nutre questi sentimenti? Perché lui per primo, nella sua carne, vivendo l’umana sofferenza ha sperimentato il ristoro del Padre.
Diverse sono oggi, sottolinea, Francesco, le varie forme gravi di sofferenze: malattie inguaribili e croniche, patologie psichiche, disabilità, malattie dell’infanzia e della vecchiaia. In queste circostanze si avverte a volte una carenza di umanità e risulta necessario personalizzare l’approccio al malato aggiungendo al curare il prendersi cura.

Anche se la malattia a volte ci pone tra quanti sono “stanchi e oppressi” non dimentichiamo di volgere lo sguardo a Gesù perché da li viene la luce per i momenti di buio.
La Chiesa, ci ricorda Papa Francesco, vuole essere sempre più e sempre meglio la “locanda” del Buon Samaritano dove poter trovare la grazia di Cristo che ristora e che si esprime nella famigliarità, nell’accoglienza e nel sollievo. Il servizio degli operatori sanitari, medici, infermieri, personale sanitario, amministrativo, ausiliari, volontari, si colloca nell’opera di un tale ristoro. Ogni intervento diagnostico, preventivo, terapeutico, di ricerca, di cura e riabilitazione , di qualsiasi tipo, occorre che sia rivolto alla “persona” che prima di essere “ammalata” è “persona” con una dignità inviolabile dal suo nascere al suo morire. Quando non si può guarire si può sempre curare con gesti e procedure che diano ristoro e sollievo al malato. E non smettiamo di pensare a quanti nel mondo intero non hanno la possibilità di accedere alla cure, perché vivono in povertà. L’accesso alle cure è anche un fatto di giustizia sociale. Infine papa Francesco ringrazia i volontari, che in non pochi casi suppliscono a carenze strutturali riflettendo con gesti di tenerezza e vicinanza l’immagine di Cristo Buon Samaritano.
Il Messaggio si conclude con un pensiero alle persone che stanno portando il peso della malattia insieme ai loro familiari e agli operatori con l’affidamento all’intercessione alla Vergine Maria, Salute dei malati, assicurando di cuore affetto, vicinanza di preghiera e la Benedizione Apostolica.