Pubblicato il Settembre 26, 2018

Il cuore, motore instancabile in grado di pompare oltre 7.200 litri di sangue al giorno nel nostro organismo, è governato da un complesso sistema elettrico. Ed è un vero e proprio impulso elettrico ad avviare la contrazione del muscolo cardiaco. L’asse elettrico principale, che permette il passaggio dell’impulso dagli atri ai ventricoli, si chiama fascio di His. Qualora il sistema di conduzione risulti danneggiato l’impulso potrebbe non arrivare più a destinazione, con conseguente arresto cardiaco. L’impianto di un pacemaker scongiura questo rischio, tuttavia la stimolazione classica dei pacemaker avviene sul muscolo cardiaco e non sfrutta la fisiologica via di conduzione, realizzando un’attivazione dei ventricoli non fisiologica. Questo determina una contrazione asincrona con conseguente peggioramento della efficienza emodinamica.

La stimolazione su fascio di His ripristina la conduzione fisiologica dell’impulso elettrico anche in un portatore di pacemaker. Essa talvolta permette la conduzione fisiologica dello stimolo elettrico anche in cuori che da anni portano segni di disfunzione elettrica registrati all’elettrocardiogramma, che vengono nominati per esempio come blocchi di branca. Nel campo dell’elettrostimolazione il pacing sul fascio di His è il futuro che diventa l’oggi. Pochissimi, però, sono i centri al mondo che eseguono questa tecnica. La Cardiologia dell’Ospedale “F. Miulli” di Acquaviva delle Fonti, è uno fra questi, dove il dott. Grigorios Katsouras la esegue da diversi mesi con risultati molto promettenti.

Diversi studi clinici hanno evidenziato che spesso la stimolazione ventricolare da un pacemaker (specialmente se la percentuale di stimolazione è maggiore del 20%) comporta una successiva disfunzione ventricolare sinistra che talvolta arriva fino allo scompenso cardiaco. La stimolazione sul fascio di His, invece, talvolta migliora una funzionalità ventricolare già compromessaTale intervento è indicato a tutti i pazienti che vengono sottoposti ad impianto di pacemaker, particolarmente ai pazienti che dovrebbero presentare un’alta percentuale di stimolazione ventricolare. Inoltre, tale intervento può essere effettuato nel 5-10% dei pazienti candidati ad impianto di pacemaker biventricolare, laddove per motivi anatomici non è possibile impiantare un elettrodo ventricolare nel sistema venoso del ventricolo sinistro. Studi clinici iniziali hanno già evidenziato un eventuale uso della stimolazione hisiana in sostituzione della stimolazione biventricolare.