ANGIOGRAFIA E RADIOLOGIA INTERVENTISTICA – ATTIVITÀ

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ATTIVITÀ

ATTIVITÀ CLINICA

Negli ultimi dieci anni il ruolo del radiologo si è esteso al di là della semplice diagnostica.
La familiarità con i processi di estrazione di immagini dal corpo umano gli ha consentito di sfruttare le nuove energie (raggi X, ultrasuoni, protoni…) ai fini terapeutici utilizzandole come guide di accesso al corpo umano dall’esterno senza l’osservazione diretta operata dal chirurgo attraverso l’incisione della cute.
Si è così sviluppata una branca della radiologia che è stata battezzata con il nome di “Radiologia Interventistica”.
Il radiologo interventista si serve di cateteri di calibro variabile da mezzo ad alcuni millimetri, per accedere all’interno del nostro organismo attraverso una puntura di ago resa indolore da una banale anestesia locale.
La conoscenza dettagliata dell’anatomia umana e la guida visiva fornita dalle “radiazioni” prima ricordate, consentono di raggiungere le parti più recondite del nostro organismo e di “curarle” in anestesia locale senza ricorrere alla chirurgia.

I trattamenti interventistici eseguiti possono essere distinti in vascolari (cioè eseguiti su arterie o vene) e in extra-vascolari (ovvero eseguiti su altri distretti dell’organismo).
Nell’ambito vascolare la claudicatio intermittens e la malattia cerebrovascolare rappresentano oggi malattie sociali per l’elevarsi dell’età media creando spesso invalidità significative nelle attività quotidiane.
Queste tecniche mininvasive permettono, attraverso la puntura di un’arteria in sede inguinale e in anestesia locale, di ottenere risultati ottimali con un rischio generico di molto inferiore alle tecniche di chirurgia tradizionale e quindi allargabili anche a soggetti “più a rischio”.
Le arterie che più si giovano di tali trattamenti sono rappresentate dalle arterie degli arti inferiori, dalle arterie renali e più recentemente anche dalle arterie carotidi e succlavie per stenosi emodinamicamente significative e/o sintomatiche.

Il trattamento più conosciuto è l’Angioplastica transluminale percutanea che consiste nella dilatazione di tratti arteriosi ristretti da placche arteriosclerotiche o da malformazioni della parete arteriosa.
La dilatazione avviene mediante speciali cateteri forniti di palloncino gonfiabile alla loro estremità. Il gonfiaggio del palloncino produce una distensione della parete arteriosa che riacquista così il suo calibro originale.
Talvolta per agevolare il mantenimento nel tempo di tale calibro vengono impiantati delle protesi metalliche (Stent) che con la forza radiale delle loro maglie contribuiscono a mantenere pervia l’arteria.
Attualmente l’utilizzo di questi stent si è esteso sia in ambito carotideo sia nel trattamento degli aneurismi dell’aorta toraco-addominale.

La Fibrinolisi loco-regionale è una tecnica che consente di disostruire arterie occluse recentemente da coaguli ematici mediante l’iniezione selettiva nel coagulo di farmaci detti fibrinolitici (urokinasi, r-TPA) perchè in grado di “sciogliere” il coagulo nel giro di poche ore.
L’applicazione di Filtri Cavali è una tecnica che consente di posizionare nella vena principale del nostro organismo, la vena cava inferiore, dei tutori metallici forgiati a guisa di ombrello. Questi tutori sono in grado di trattenere nelle loro maglie eventuali coaguli ematici staccatisi da vene periferiche impedendone il loro accesso al circolo polmonare ove sono spesso causa di complicanze anche mortali. Tale trattamento si impone nelle trombosi venose profonde sintomatiche e/o nelle trombosi flottanti iliaco-cavali.

L’embolizzazione selettiva di alcuni vasi consente di ridurre parzialmente o totalmente, temporaneamente o permanentemente, il flusso sanguigno. Fondamentale è il suo apporto nelle emorragie di gran parte degli organi con risoluzione del caso senza ricorre all’intervento chirurgico.
Tipica applicazione è quella legata alla presenza dei fibromi uterini sanguinanti evitando e/o procrastinando interventi demolitivi di tipo chirurgico.

L’embolizzazione arteriosa selettiva è anche utile nel ridurre l’apporto vascolare (e nutritizio) ad alcuni tumori iniettando nella stessa seduta selettivamente farmaci chemioterapici capaci di rallentare la crescita tumorale.
Esempi di tale applicazione sono l’embolizzazione delle arterie ipogastriche per i tumori vescicali e del collo uterino non operabili.

La chemioembolizzazione e chemioterapia locoregionale, l’alcolizzazione e la termoablazione di tumori epatici primitivi, (epatocarcinomi mono o multifocali) e secondari (prevalentemente da neoplasie a partenza dall’apparato gastroenterico) sono le nuove frontiere della radiologia interventistica nell’ambito oncologico.
Una speciale embolizzazione viene eseguita sulle vene spermatiche per curare senza anestesia generale e senza cicatrice chirurgica, il varicocele, patologia dell’età giovanile, causa frequente di infertilità maschile.
Una particolare metodica vascolare per la terapia dell’ipertensione portale è la derivazione porto-sistemica per via transgiugulare (TIPS).
Consiste in uno shunt porto-sistemico creando una comunicazione attraverso il fegato fra il sistema venoso portale e quello generale. Tale derivazione permette di ridurre la pressione ematica nel sistema portale causata dall’aumento della resistenza generata dal fegato cirrotico e consente così di ridurre la pressione nelle vene dell’esofago la cui rottura è causa frequente di sanguinamenti spesso mortali nel paziente cirrotico.

Fra le metodiche extravascolari eseguibili vanno ricordate l’agoaspirato ecoguidato della tiroide e del fegato, il posizionamento di porth-a-cath sottocutanei per la chemioterapia locoregionale intraarteriosa e/o sistemica ed il trattamento definitivo o palliativo degli itteri ostruttivi.
Quest’ultima tecnica consiste nella realizzazione di un drenaggio biliare interno per via percutanea posizionando una endoprotesi biliare temporanea e/o definitiva.
Ciò consente una rapida e incruenta risoluzione dell’ittero.
Infine vanno ricordate le tecniche di drenaggio percutaneo di cisti e di ascessi.

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